Tuesday, March 8, 2011

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Turin: March 8, work.

Allarme donne: "Sono più povere e più precarie"

Guadagnano meno e trovano impieghi peggiori. La Provincia: segregate in attività che nessuno vuole

Segregate. La parola è forte, ma fotografa una realtà che la crisi ha aggravato. Le donne - secondo una ricerca della Provincia -, oltre a fare più fatica a trovare un lavoro, lo trovano più brutto e più precario rispetto agli uomini. Nel vorticoso e disordinato mercato le donne hanno sottoscritto, nel solo secondo semestre del 2010, oltre 97 mila contratti di avviamento, il 54% del totale.

Ma per loro il tanto agognato, e quasi estinto, tempo indeterminato - sinonimo ancora per tutti di stabilità e sicurezza - resta appannaggio maschile: lo hanno ottenuto quasi 11 mila maschi e solo 8400 donne, il 43% del totale. Andava un po’ meglio prima della crisi, ma adesso - mentre le donne sono maggioranza negli «avviamenti» al lavoro- diventano minoranza in quelli verso lavori «buoni».

Nei contratti interinali - che all’inizio della crisi hanno penalizzato i maschi - entrambi i generi pagano lo scotto alla recessione: le giornate medie sono passate dalle 37 del 2008 alle 22 attuali.

Forse il settore più amichevole è quello del lavoro parasubordinato che coinvolge titoli di studio e qualifiche medio-alti e che è molto utilizzato soprattutto nella pubblica amministrazione. Ha resistito meglio al vento di crisi e le donne avviate, anche nel triennio nero 2008-2010, sono state la maggioranza, il 56 per cento. Ma non è tutto oro quel che luccica: infatti è il tempo di durata del contratto parasubordinato to decline more for women than for men. They were 263 days in 2008 fell to 192, while for males has increased from 273 to 230 days.

And women are losing ground even in the contract that has always been their rule: that parttime, often opposed by businesses, which holds together work and family. The "start" are still 68% of the total, but for part-time permanent women fell from 72% in early 2008 to 62% in 2010.

So - how to comment on the work of the County Councillor Charles Call - "it's a negative, because it is one of the few instruments of reconciliation with motherhood is becoming more precarious."

E poi ci sono i lavori veri e propri: quelli che, precarie o stabili, le donne fanno ogni giorno. Il 91 per centi degli «avviamenti» all’assistenza famigliare è di donne, come l’80% delle «avviate» nella sanità e assistenza sociale, l’82% nell’istruzione, il 58% nell’alberghiero e ristorazione, il 62% nelle attività immobiliari. Ma sono solo il 35% nell’Ict e editoria e il 44% nei beni culturali.

L’assessore Chiama non ha dubbi: «Le donne fanno lavori peggiori e guadagnano meno. Si può parlare di segregazione in attività, come quelle dell’assistenza, che altri non vogliono fare». E analizza: «Nel mercato del lavoro italiano c’è uno spreco: le donne come è noto sono le più brave a scuola, le migliori laureate, ma quando si arriva al lavoro sono segregate. L’unico settore in cui non accade è la pubblica amministrazione, a cui si accede per concorso, e in quel caso il merito vince».

Aggiunge: «Stupisce anche l’immobilismo totale rispetto a nuove modalità che potrebbero aiutare l’occupazione femminile come il telelavoro. Dove viene sperimentato, come a Tilab, si è registrato un aumento della produttività. Ma allora perché non si estende?».


(lastampa.it/torino)

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